“Salvate la Terra: è l’unico pianeta con il cioccolato!”
citava un cartello durante una manifestazione sul cambiamento climatico. E come dargli torto? Pensateci: qualcuno di voi potrebbe mai fare a meno del cacao? Ormai è parte talmente integrante della nostra quotidianità da non poterlo nemmeno immaginare. Il cioccolatino con il caffè, ad esempio: quale coccola migliore dopo una mattinata stressante?
Eppure questo alimento non è sempre stato disponibile per tutti come oggi; la storia del cacao si intreccia con lo sviluppo della società umana fin da tempi antichissimi.
La pianta del cacao nasce nei territori del Sud America: gli archeologi ne hanno trovato le prime tracce nelle ciotole di alcune civiltà native del territorio dell’attuale Ecuador.
Fu il Messico però, la sua culla: tramandata dai Maya, che gli diedero il nome kakawa, alla popolazione Azteca, la pianta del cacao veniva utilizzata per gli scopi più disparati. I sacerdoti la sfruttavano per i riti propiziatori e come oggetto di sacrificio agli dei. I nobili invece utilizzavano i semi come moneta, e come bevanda energizzante tritandoli, bollendoli con acqua e insaporendoli con spezie.
Questo composto prendeva il nome di xocoati, dal termine “xococ”, amaro, e “atl”, acqua, ed era ampiamente usato in queste civiltà.
Tra le molte imprese che possiamo riconoscere a Cristoforo Colombo, una delle più significative è sicuramente la scoperta delle Americhe e delle sue popolazioni.
È infatti stato lui ad essere il primo europeo a venire in contatto con loro e con il xocoati, a detta degli storici senza nemmeno gradirne il sapore, ma subodorandone il potenziale e decidendo di portarne qualche seme alla corte spagnola nel 1502.
Nel 1528, il primo carico transoceanico prese il largo dalle coste del nuovo mondo, in direzione vecchio continente. Qui iniziò il monopolio secolare della Spagna sul cacao: in Europa veniva consumato tritato e bollito in acqua, ma con l’aggiunta di zucchero e di ingredienti quali mandorle e pepe o peperoncino.
La reale svolta dei semi di cacao, nel vero senso del termine, si ebbe quando nel 1600 la principessa Anna di Spagna e Luigi XIII di Francia convolarono a nozze. Tra le usanze che la ragazza portò a corte, vi era anche quella di sorseggiare questo infuso: la tradizione prese campo nella corte francese e, a macchia d’olio, in quella di tutte le altre nazioni.
Subito dopo il successo nelle corti, la bevanda ottenuta dal cacao iniziò a essere reperibile anche per i ceti meno abbienti, ma non riscontrò il favore della popolazione a causa del suo gusto amaro.
Il cambiamento era però nell’aria: ben presto i pasticceri iniziarono a trovare modi per sfruttare il potenziale di quel prodotto così versatile. Con l’aiuto delle primissime macchine idrauliche si iniziò a estrarre il burro di cacao e a ridurre la semenza in polvere, per soddisfare il palato dei più.
Nel 1879 il signor Rudolf Lindt, un fabbricante svizzero, riuscì a creare e perfezionare quello che venne definito il processo di concaggio.
Questa tecnica, che prende il nome dalle vasche a forma di conca in cui venivano svolti i passaggi, serviva a trasformare il prodotto grezzo nella pasta di cacao, che successivamente sarebbe stata utilizzata per creare tutte le altre lavorazioni: dalla barretta ai cioccolatini, passando per la fantasia dei pasticceri. Da questo momento in poi si può parlare di cioccolato nel suo significante più moderno.
La storia del cacao dai Maya alla fama gastronomica mondiale: un viaggio di migliaia di anni, di mano in mano, per scoprire la pianta che Linneo definì theobroma cocoa, ovvero “il cibo degli dei”. E che oggi potete gustare ogni giorno a casa vostra in tutta la sua fragranza: avete provato la deliziosa Cioccolata El Chaco Pasqualini?
Con grande soddisfazione siamo stati recensiti dal Gambero Rosso, nota piattaforma enogastronomica.