Era il XVII secolo, quando i caffè letterari hanno iniziato a diffondersi oltralpe. Prima lentamente, partendo dalla Francia, e poi conoscendo un periodo di massimo splendore durante l’età dell’Illuminismo. Era lì, nelle sale di questi locali nati in sordina, che i giovani intellettuali si ritrovavano per discutere delle tematiche più attuali, di libri e arte, di fronte a una tazza di caffè.
Parallelamente alla diffusione di questi caffè letterari nell’Esagono, lo stesso avvenne anche nel Regno Unito: non più popolati da nobili, ora le coffee houses erano il regno di borghesi che amavano condividere passioni, intavolare discussioni e confrontarsi su quanto stava accadendo nella società del loro tempo. Scrittori, pittori, filosofi, scultori e ogni genere di mente rivoluzionaria ha scelto, e ha continuato a farlo fino al ‘900, questi spazi per scambiare idee e gettare i semi delle più importanti rivoluzioni culturali.
Futurismo e Neoavanguardie in primis, infatti, hanno visto la luce proprio davanti a una tazza di caffè. E non avrebbe potuto essere altrimenti, possiamo dire, visto che il caffè è stata a lungo la bevanda che più di tutte ha incarnato la modernità e il cambiamento radicale avvenuto nell’uomo.
Voltaire, Rousseau e Diderot erano soliti incontrarsi al Café Procope di Parigi e discutere della Rivoluzione. Ma come loro anche tanti altri personaggi della storia europea avevano l’abitudine di eleggere un caffè letterario a proprio punto di riferimento: basti pensare alla Grecian Coffee House di Londra, che nell’800 era frequentata da importanti membri della Royal Society dal calibro di Isaac Newton, Sir Hans Sloane e Dr Edmund Halley.
O l’italianissimo Caffè Florian di Venezia (che rientra anche nella nostra lista di caffetterie più particolari al mondo), dove geni indiscussi come Stendhal, Foscolo, Lord Byron, Balzac, Charles Dickens e il musicista Wagner hanno trascorso molto tempo, probabilmente gettando le basi di quelle che sono poi state le loro creazioni più geniali.
Al Caffè Giubbe Rosse di Firenze Marinetti, Carrà e Boccioni erano di casa, così come lo erano personaggi che lo resero persino la sede della redazione di una serie di importanti riviste del Novecento: da La Voce a L’Italia Futurista a Solaria - che darà persino voce a Joyce, Kakfa e Virginia Woolf - da Frontespizio, a Letteratura e Campo di Marte. Al termine della Seconda Guerra Mondiale, che aveva imposto una brusca battuta d'arresto alle attività di diffusione della cultura, il Caffè Giubbe Rosse tornerà a essere ripopolato e, ai frequentatori degli anni Trenta, si uniranno intellettuali come Quasimodo e Vittorini.
Il caso più eclatante dell’epoca contemporanea? J.K.Rowling, autrice di Harry Potter, che ha iniziato a scrivere la storia del maghetto più amato di tutti i tempi su un tovagliolo della Elephant House di Edimburgo. Ora quel locale, con la sua vista sul suggestivo castello scozzese, è un luogo di culto. Dove è possibile sognare, scrivere la propria, personalissima, storia, e bere un caffè che ha il sapore un po’ magico dei racconti più belli.
Con grande soddisfazione siamo stati recensiti dal Gambero Rosso, nota piattaforma enogastronomica.