Il cambiamento climatico sta avendo un impatto significativo su molte colture, e il caffè non fa eccezione. L’aumento delle temperature globali, i cambiamenti nei modelli di precipitazioni e l'intensificazione di eventi climatici estremi rappresentano una seria minaccia per le regioni in cui si coltiva il caffè. Le piante di caffè, in particolare le varietà di Arabica e Robusta, sono molto sensibili alle variazioni climatiche. Esploriamo in questo articolo il rapporto tra caffè e clima, e come queste mutazioni influenzano la produzione di una delle bevande più amate al mondo.
La pianta del caffè cresce prevalentemente in regioni equatoriali, in paesi che si trovano tra i Tropici del Cancro e del Capricorno. Temperature comprese tra i 18 e i 24 gradi Celsius, unite a una quantità sufficiente di pioggia e a un'adeguata altitudine, rappresentano l’habitat ideale per la coltivazione di Arabica, la varietà di caffè più pregiata e diffusa. La Robusta, meno delicata, tollera temperature leggermente più elevate, ma entrambe le varietà dipendono da condizioni climatiche stabili.
Il riscaldamento globale sta aumentando le temperature medie in molte delle regioni produttrici di caffè, causando conseguenze devastanti per le coltivazioni. Quando la temperatura supera i 24 gradi, la pianta del caffè soffre di stress termico, rallentando la crescita e riducendo la qualità e la quantità dei chicchi. Nelle zone tradizionali di coltivazione, come Brasile, Etiopia e Colombia, si stanno osservando cali nella produzione e migrazioni verso aree più elevate per trovare condizioni più adatte.
Con l'aumento delle temperature, alcune aree precedentemente idonee alla coltivazione del caffè rischiano di diventare inospitali. Un esempio è il Centro e Sud America, dove le temperature in crescita stanno spingendo i coltivatori verso altitudini più elevate. Tuttavia, non tutte le regioni hanno accesso a terreni montuosi. Ciò comporta un rischio per la sostenibilità delle produzioni e la stabilità economica di milioni di persone che dipendono dal caffè per vivere.
Con l'aumento delle temperature, si assiste anche a un aumento delle malattie delle piante e dei parassiti. Un esempio noto è la diffusione della ruggine del caffè, un fungo che attacca le foglie della pianta, riducendo drasticamente la produttività. Climi più caldi e umidi facilitano la proliferazione di questa malattia, che ha già colpito pesantemente le coltivazioni in America Latina. Anche gli insetti nocivi, come il coleottero del caffè, prosperano in temperature più alte, aumentando la pressione sui coltivatori.
Il cambiamento climatico non colpisce solo la produzione di caffè, ma anche la biodiversità delle regioni in cui viene coltivato. La monocoltura intensiva e il disboscamento per far spazio a nuove piantagioni mettono a rischio molte specie animali e vegetali. La perdita di biodiversità non solo compromette gli ecosistemi, ma riduce anche la resilienza delle coltivazioni di caffè, rendendole più vulnerabili ai cambiamenti climatici.
L’effetto combinato delle temperature in aumento e delle piogge irregolari sta anche mettendo a rischio la qualità del caffè. Le piante sottoposte a stress termico producono chicchi di dimensioni e densità inferiori, il che incide negativamente sul sapore finale della bevanda. Anche le tempistiche della maturazione dei chicchi vengono alterate, influenzando l’equilibrio tra acidità e dolcezza, che è fondamentale per le varietà pregiate come l’Arabica.
Per far fronte a queste sfide, molte organizzazioni stanno promuovendo l'adozione di pratiche agricole più sostenibili. Tecniche come l'ombreggiamento delle piante, l'irrigazione efficiente e la rotazione delle colture sono misure che possono aiutare a mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Alcuni coltivatori stanno anche sperimentando nuove varietà di caffè resistenti al calore e alle malattie, che potrebbero rappresentare una soluzione a lungo termine per il problema della relazione fra caffè e clima.
Con grande soddisfazione siamo stati recensiti dal Gambero Rosso, nota piattaforma enogastronomica.