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Caffè solubile: fa davvero male?

28 Aprile 2020
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Stando a una ricerca, circa il 97% degli italiani conferma di iniziare la sua giornata con una tazza di caffè. E quando il tempo stringe il caffè solubile può diventare la soluzione ottimale: giusto il tempo di scaldare un liquido di nostro gradimento, uno o due cucchiaini di preparato in granuli e parte della colazione - quella fondamentale - è pronta! Su questa preparazione tuttavia le opinioni sono varie: una parte della popolazione mondiale – soprattutto in Giappone e nei paesi anglosassoni - lo ama e lo usa quotidianamente, l’altra storce un po’ il naso, in parte a causa della fatidica domanda: il caffè solubile fa male? Scopriamolo insieme.

Le qualità del caffè istantaneo

Come abbiamo visto in un precedente articolo, il caffè solubile nasce dalla medesima materia prima di ogni caffè macinato o in grani: questo implica che le qualità benefiche rimangono invariate, tra cui il minore rischio di incorrere in alcuni tipi di malattie, l’accelerazione del metabolismo o lo sprint energetico che ci fornisce.

Nella sua composizione infatti sono molto alti i valori dei polifenoli, a volte addirittura più alti i di quelli che si trovano nel caffè macinato o in grani; questo per merito delle lavorazioni effettuate per disidratarlo. Inoltre, ha in genere una quantità inferiore di caffeina rispetto al caffè ottenuto tramite la moka: risulta essere meno adatto al risveglio, ma ottimo per uno strappo alla regola fuori orario senza eccessive conseguenze.

Acrilammide, cos’è e come mai spaventa

Il caffè solubile ha, come dicevamo, i medesimi lati positivi del caffè in grani, ma il processo di disidratazione lo rende diverso in qualche aspetto e, in particolare, nella concentrazione di una sostanza: l’acrilammide.

L’acrilammide viene a crearsi quando cibi ad alto contenuto di amido vengono esposti a temperature molto alte, dai 120° in su. Scoperta nel 2002, è una sostanza che in massive quantità può essere nociva per il nostro organismo, portando, nei casi di intossicazione più gravi, a disturbi del sistema nervoso e riproduttivo.

Ma quindi il caffè solubile fa davvero male?

No, per fortuna: il caffè classico contiene circa 13 parti per bilione di questa sostanza al suo interno; il caffè solubile, invece, ha dalle 170 alle 500 parti per bilione. Questo parametro però, per quanto assai più imponente nel composto disidratato, è comunque un valore molto basso in relazione alla capacità di smaltimento del nostro organismo: la quantità di acrilammide assimilabile dal cibo e dal caffè in una dieta equilibrata non è nociva per la nostra salute.

Caffè solubile: amico o nemico?

Rispondiamo quindi alla domanda iniziale: il caffè solubile fa male?

Il caffè solubile non è un reale pericolo per la nostra salute, se non legato al consumo smodato del prodotto in una dieta non salutare; anzi, ha un sacco di buone qualità: è poco calorico, consente la preparazione di una buona bevanda a ridotta quantità di caffeina in poco tempo, dandoci comunque una buona carica di energia in ogni pausa della nostra giornata!

Con grande soddisfazione siamo stati recensiti dal Gambero Rosso, nota piattaforma enogastronomica.

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