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Le caffetterie conosciute come qahveh khāneh (in persiano «قهوهخانه», letteralmente «casa del caffè») rappresentano un capitolo fondamentale della cultura sociale e storica iraniana. In questo articolo esploreremo cosa fossero le qahveh khāneh, come si siano evolute nel tempo e quale significato rivestano ancora oggi.
Il fenomeno delle caffetterie qahveh khāneh compare storicamente in Persia (Iran) già durante l’epoca safavide (XVI–XVII secolo). Secondo studi, le prime qahveh khāneh sorsero in città come Isfahan e Qazvin insieme all’avanzare dell’urbanizzazione e all’aumento degli spazi pubblici.
In questi ambienti, bere caffè non era solo un momento di ristoro: le caffetterie qahveh khāneh divennero luoghi di incontro, di conversazione, di espressione artistica e letteraria, un po' come i caffè letterari in Europa. Nei resoconti del viaggiatore francese Jean Chardin si descrivono sale ampie con bacini d’acqua al centro, piattaforme rialzate per sedersi in stile orientale, e conversazioni animate.
Le caffetterie qahveh khāneh hanno svolto un ruolo sociale molto più ampio rispetto al semplice servizio del caffè. Erano spazi dove artigiani, commercianti, poeti, dervisci e funzionari si ritrovavano per discutere della città, ascoltare storie, giocare, oppure semplicemente stare insieme.
Ad esempio, nei secoli XVIII–XIX, durante la dinastia Qājār, molte caffetterie divennero luoghi riconosciuti per specifiche corporazioni o mestieri: ciascuna gilda poteva avere la sua qahveh khāneh, che assumeva anche funzioni di scambio informale e rete sociale. Questo conferisce alle caffetterie qahveh khāneh un valore antropologico: non solo ristoro ma “piazza” dell’epoca, con funzioni di aggregazione, diffusione culturale e persino di discussione politica.
Dal punto di vista architettonico, le qahveh khāneh riflettevano stili che richiamavano altri edifici sociali tradizionali: le sale erano ampie, con terrazze interne, baldacchini, tappeti, luci soffuse, e spesso affreschi o dipinti narrativi che raccontavano storie mitiche o religiose (nell’arte-qahveh-khāneh).
Nel corso del tempo, con l’aumento della popolarità del tè e l’evoluzione dei luoghi di consumo, molte qahveh khāneh cambiarono funzione o si trasformarono in sale da tè, nonostante conservassero il nome tradizionale.

Nel mondo contemporaneo le caffetterie qahveh khāneh assumono nuove sfaccettature: mentre alcuni spazi conservano lo spirito storico e tradizionale, altri si sono trasformati in moderni cafés-cultura, caffè di specialità, spazi creativi e social. Un articolo recente descrive come il consumo di caffè in Iran sia cresciuto rapidamente, e come i cafés siano diventati luoghi preferiti dai giovani per leggere, studiare e socializzare.
Tuttavia, la memoria e l’eredità delle tradizionali caffetterie qahveh khāneh sono ancora vive: in alcune zone dell’Iran è possibile visitare locali che conservano decorazioni originali, dipinti narrativi, giochi da tavolo tradizionali e un’atmosfera intima che ricorda il passato.
Approfondire il tema delle caffetterie qahveh khāneh ci aiuta a comprendere non solo la cultura del caffè in Iran, ma anche le dinamiche sociali, storiche e artistiche di un popolo. Questi spazi hanno significato molto più di un mero locale: sono stati scuole di saggezza, luoghi di racconto, scenari di performance, sale di incontro in cui la parola e l’aroma del caffè si intrecciavano.
In un blog dedicato al mondo del caffè, parlare di “caffetterie qahveh khāneh” significa offrire ai lettori un viaggio culturale: dal chicco tostato al confronto tra epoche, dalle storie sussurrate nelle sale ai dipinti che adornavano le pareti, fino all’oggi, dove il consumo contemporaneo del caffè ha nuovi segni e nuove forme.

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