Il caffè è una bevanda immancabile, in tante parti del mondo. Ma quali sono le differenze, e quali sono gli strumenti e le modalità diverse di prepararlo? Ti sei mai chiesto quanti tipi di caffettiera esistono, e come vengono utilizzate? Scoprilo in questo articolo.
A seconda che si voglia preparare un caffè espresso, infuso o filtrato, ovviamente anche la caffettiera cambia radicalmente. E, considerando il Paese in cui ci si trova, è possibile trovarne diffusa una, piuttosto che un'altra: perché il caffè è anche una bevanda sociale, e il modo in cui viene preparato, servito e gustato è intrinsecamente legato ai fenomeni antropologici del luogo in cui questo avviene.
L'antesignana della Moka è sicuramente la caffettiera napoletana (detta cuccumella in gergo). Inventata dal francese Morize nel 1819, si è poi diffusa in tutta Italia, utilizzata per la preparazione casalinga del caffè. La Moka l'ha sostituita, generalmente, perché di più rapido utilizzo.
Con caffettiera espresso si intende la macchina per caffè di cui sono dotati i bar. In queste macchine l'acqua viene riscaldata fino a 85–90 °C alla pressione di circa 9 bar (900 kPa), per poi essere fatta passare attraverso un sistema di serpentine sino ad attraversare il contenitore dove è alloggiata la polvere di caffè (circa 7 g) torrefatto.
Il risultato che si ottiene? Un caffè altamente concentrato, dal quale vengono estratti tutti gli aromi e i profumi che vanno poi a concentrarsi nella parte cremosa, chiara e dorata, che si trova sulla cima della bevanda.
Il metodo di preparazione della bevanda viene utilizzato anche nei distributori automatici di cui l'Italia è un grande produttore ed esportatore.
Partiamo da noi, perché una delle caffettiere più celebri, la Moka, è un'invenzione decisamente nostrana. Di Alfonso Bialetti, per la precisione, e del figlio Renato che poi la rese grande a livello mondiale. Le dimensioni variano a seconda di quanto caffè si desidera ottenere. Il caffè si misura in "tazze" o in "persone" e una moka si definisce quindi da 1, 2, 3, 4, 6, 9, 12 o 18 persone o tazze.
Tuttora in uso presso i paesi arabi, o nella zona dei Balcani, il caffè che ne deriva ha un gusto forte e particolarissimo, e viene detto caffè arabo o caffè turco. Questo tipo di caffè viene preparato in una caffettiera apposita, detta ibriq, che non è altro che un pentolino alto e stretto in rame variamente decorato, provvisto di un lungo manico, in cui si mettono due parti di caffè, una di zucchero e circa una dozzina di acqua.
Una volta mescolato, si pone sul fuoco e si porta ad ebollizione. La bevanda andrà poi lasciata raffreddare, prima di ripetere l'operazione 3 volte. Infine, trascorso il tempo in cui si è lasciata sedimentare la polvere, si scalda il caffè e si beve.
Quello dell'infusione è metodo molto diffuso, soprattutto in Stati Uniti e Germania, che prevede di portare ad ebollizione l'acqua e poi di versarla sul caffè, precedentemente ridotto in polvere più o meno fine. Fra i tanti tipi che esistono di caffettiera, quale viene usata in questo caso? Una apposita, generalmente dotata di filtro. L'infuso è immediatamente raccolto in una caraffa o tazza ed è pronto da bere. Il caffè così ottenuto è detto "caffè all'americana". Si dice sia stata inventata nel 1806 da Benjamin Thompson
Anche molto diffusa è la caffettiera a stantuffo o caffettiera francese, che si ritiene essere stata ideata negli anni '30 del XX secolo.
La caffettiera a stantuffo consiste in un contenitore in vetro in cui si versa la polvere di caffè e l'acqua bollente, lasciandole in infusione per il tempo desiderato. Attaccato al coperchio dell'apparecchio si trova uno stantuffo che termina in un filtro circolare: dirigendolo verso il basso il filtro raccoglie la polvere di caffè, lasciando solo l'infuso, che verrà versato dal beccuccio dell'apparecchio.
Con grande soddisfazione siamo stati recensiti dal Gambero Rosso, nota piattaforma enogastronomica.