La leggenda racconta che il caffè americano sia nato, in Italia, durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i soldati statunitensi iniziarono ad allungare con acqua calda il nostro espresso, che reputavano troppo intenso. Il risultato? Un caffè da gustare lentamente, molto più simile a quello che erano abituati a bere nel proprio Paese d’origine.
Anche se il vero caffè americano viene preparato in maniera completamente diversa, e la tradizione vuole che sia ottenuto per filtraggio.
Il segreto è nella miscela: gli esperti di caffè americano, infatti, consigliano di utilizzare la miscela Arabica, più leggera della Robusta ma dal gusto aromatico. Prestando attenzione alla macinazione dei grani, che deve rimanere più grossolana rispetto alla macinatura che si farebbe per l’espresso. L’acqua deve poi essere riscaldata, fino a raggiungere la temperatura di 93-94° (e non l’ebollizione) e il caffè posizionato all’interno dell’apposito filtro conico.
Il calcolo ideale? Circa 4 grammi di caffè per ogni 150ml d’acqua, l’equivalente di una tazza.
Seguendo questo procedimento l’acqua colerà piano attraverso il filtro di caffè, assorbendo aroma e caratteristiche organolettiche, per un massimo di 3-4 minuti.
Impossibile fare un confronto fra caff americano ed espresso, perché si tratta di due cose decisamente diverse. Così come è diversa la modalità di consumo: l’espresso è energia in tazzina, da bere tutto d’un fiato, mentre il caffè americano è un rito lento, perfetto per accompagnare pomeriggi di studio, letture o chiacchiere senza fretta.
Però un dato emerge, lampante: il caffè americano può contenere anche tre volte la quantità di caffeina di un espresso, ed è dovuto al fatto che la concentrazione di questa sostanza dipende solo dalla miscela scelta e dal tipo di preparazione. Più è veloce il processo di preparazione, insomma, minore sarà la caffeina estratta dalla polvere: è facile capire come, allora, nei caffè lunghi si trovi in quantità maggiore rispetto a quelli corti.
Come dimenticare la memorabile passeggiata lungo la Fifth Avenue di Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany”, mentre sorseggia un caffè americano e addenta un croissant? Oppure Kevin Kostner in “Balla coi Lupi”, quando presenta il caffè americano a una tribù indiana, insistendo sul fatto che rappresenti un importante momento di convivialità?
Insomma, la bevanda più amata oltre oceano afferma il proprio ruolo in maniera trasversale, e diventa simbolo di uno stile di vita, da godere sorso dopo sorso.
Con grande soddisfazione siamo stati recensiti dal Gambero Rosso, nota piattaforma enogastronomica.